
La denuncia è contenuta nel VII Rapporto sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, presentato oggi al Senato dalla Federazione italiana Associazioni Volontariato in Oncologia (Favo) in vista della X Giornata nazionale del malato oncologico che si celebrerà domenica prossima. Migliora dunque la sopravvivenza, anche se l’incidenza resta alta con 250mila nuovi casi di tumore l’anno in Italia.
Il problema dell’accesso ai farmaci diventa quindi prioritario: oggi purtroppo servono circa tre anni perché un farmaco anti-cancro sia disponibile per i pazienti italiani, con l’ostacolo ulteriore che è regionale e che prevede l’inserimento del farmaco nel Prontuario Terapeutico Ospedaliero Regionale. Con molte differenze sul territorio: in media servono 100 giorni, ma si passa da un massimo di 170 in Calabria a un minimo di 40 in Umbria. Tutto ciò, rileva il vice direttore del Censis Carla Collicelli, ”con l’ovvia conseguenza che il trattamento terapeutico ottimale dipende purtroppo dal luogo di residenza”. La buona notizia è, però, che se cinque anni fa le persone con esperienza di cancro erano 2,5 milioni, oggi sono più di 3 milioni. ”Si tratta di persone – afferma il presidente Favo Francesco De Lorenzo – che hanno bisogni specifici, non assimilabili a quelli causati da altre patologie”.
Da qui la richiesta della Favo di far entrare anche la riabilitazione oncologica nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) all’esame della Conferenza delle Regioni. Oggi, infatti, non è così, e la mancanza di supporto socio-economico carica di oneri le famiglie, costrette a provvedere a proprie spese alle forme di assistenza, è la denuncia della Favo. Una richiesta accolta dal sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, il quale ha assicurato che verrà fatto un approfondimento sulla questione, con ”la possibilità di un emendamento del documento di proposta sui Lea”. Il punto, ha rilevato De Lorenzo, ”è che oggi è possibile avviare una battaglia politica per abbattere le barriere che impediscono alle persone guarite dal tumore di avvalersi dei loro innegabili diritti socio sanitari ed economici, finora negati, a cominciare dall’accesso a mutui, assicurazioni sanitarie e servizi finanziari”. Superando una grande lacuna: oggi, conclude il presidente della Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) Carmine Pinto, ”il Sistema sanitario trascura sia la fase di riabilitazione dei pazienti sia quella che segue alla remissione totale dalla malattia”.
